L’emergenza climatica è reale, attuale, concreta: dietro ogni nostra quotidiana azione si nasconde spesso un atteggiamento nocivo, dannoso, per il nostro ambiente. 

Attenzione! Questo non significa che non possiamo far nulla per limitare l’impatto che la nostra vita ha sul mondo che ci circonda, o che le nostre azioni non possano addirittura contribuire a salvaguardarlo. 

Cerchiamo insieme di diventare più consapevoli dei rischi, spesso silenziosi, che i nostri comportamenti quotidiani comportano, e capire come nel nostro piccolo è possibile dare una mano. 

 

Un inquinamento sottovalutato

La causa principale di inquinamento con cui siamo abituati a confrontarci è legata principalmente all’utilizzo di energie non rinnovabili (come il petrolio) necessari per alimentare macchine e macchinari il cui utilizzo è ormai troppo profondamente radicato nella nostra quotidianità. 

Anche il commercio e-commerce, una delle principali conseguenze della globalizzazione, costituisce una fonte di inquinamento difficile da tralasciare. Il relativo aumento di packaging e spedizioni a domicilio si traduce in un maggior utilizzo di plastiche inquinanti e di carburante. 

Quel che non è invece facile da distinguere e riconoscere si rivela essere la portata dell’impatto ambientale che comporta l’utilizzo della tecnologia digitale. 

Lo smaltimento dei dispositivi è un processo altamente tossico per l’ambiente e comporta processi molto lunghi. Anche l'opzione di riciclo degli stessi dispositivi digitali è difficile da praticare e pertanto poco preso in considerazione. 

Ma anche semplicemente navigare in rete costituisce una silenziosa e grande forma di inquinamento. Tutto ciò che consideriamo esistente esclusivamente in formato digitale, ha in realtà un corrispettivo reale: parliamo di server e data center. Essi sono luoghi in cui i dati che consultiamo vengono raccolti e conservati. Questi, per essere disponibili al nostro bisogno, consumano enormi quantità di energia, producendo calore ed emissioni. 

Ogni volta che guardiamo un video, ascoltiamo una canzone o effettuiamo una ricerca sul web, stiamo in realtà chiedendo al nostro smartphone di accedere a questi magazzini di informazioni. In altre parole, stiamo – seppur silenziosamente – inquinando. 

Si stima che una ricerca su Google produca circa dieci grammi di anidride carbonica (un'auto che percorre un chilometro di strada emette la stessa quantità di CO2), e ogni gigabyte di dati mobili utilizzati equivalgono a oltre due chilogrammi di CO2 emessi. 

 

Una soluzione: esiste?

Che non sia possibile vivere senza tecnologia è un dato di fatto. Questo significa che non è possibile far nulla per limitare l’impatto che il nostro stile di vita ha sul mondo che ci circonda?

Prima di tutto, occorre distinguere tra tecnologia pesante, ad alto impatto ambientale, che comporta l’emissione nell’atmosfera di grandi quantità di gas inquinanti e la tecnologia soffice. Essa comporta un minor impatto ambientale, come alcune tecnologie basate sull’utilizzo di risorse rinnovabili.

La sfida è attualmente quella di progettare nuovi dispositivi o supporti alle tecnologie già esistenti, orientati al risparmio energetico. La robotica, ad esempio, sta svolgendo dei significativi passi avanti in questa direzione.

Nel nostro piccolo, possiamo supportare tali sforzi, preferendo dispositivi a basso consumo di energia, cambiando il nostro smartphone solo quando è davvero necessario, e preferendo dispositivi ricondizionati a quelli nuovi. 

 

Articolo di Cristina Di Girolamo 

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