Il mercato delle batterie è uno snodo cruciale per la sempre più discussa e necessaria transizione ecologica. Da qui nasce la proposta del passaporto digitale per le batterie, che andrà a sostituire la ormai obsoleta legge UE del 2006.

Il ruolo delle batterie è sempre più sotto i riflettori. La loro funzione è fondamentale per consentire la tanto discussa transizione ecologica. Infatti, se prima il loro utilizzo si limitava all’interno delle nostre case (le classiche “pile” che tutti utilizziamo per il funzionamento di oggetti elettronici come sveglie, telecomandi ed altro, ma anche le batterie dei nostri smartphone), oggi il loro uso si sta ampliando ad una più vasta categoria merceologica e di mercato. Si parla di batterie di ultima generazione, e la loro composizione e struttura è molto più complessa: si pensi alle batterie che alimentano le automobili, ma anche gli autobus, le biciclette elettriche e le diverse tipologie di device wireless. 

Secondo un rapporto pubblicato dalla Benchmark- Mineral Intellingence nello scorso marzo, si stima che entro il 2030 l’Europa arriverà ad una capacità produttiva di fabbriche di celle delle batterie pari a 789,2 GWh (per sostenere la costruzione di circa 15 milioni di automobili elettriche): quasi 6 volte di più rispetto a quanto si era stimato in un precedente rapporto risalente al 2018.

Da qui è nata l’esigenza di regolamentare in modo più organico e più sostenibile il loro utilizzo, la loro provenienza ma anche il loro futuro smaltimento nel momento in cui queste batterie arriveranno alla fine del loro ciclo di vita. 

La Direttiva che regolamenta il settore risale al 2006 (Direttiva 2006/66/EC), il cui obiettivo era quello di gestire l’utilizzo e la composizione chimica delle batterie, col fine di contenerne l’impatto ambientale. Tuttavia, la direttiva in questione si limita a regolamentare le batterie destinate all’uso domestico, ovvero quelle maggiormente in uso in quegli anni; oggi le esigenze sono però cambiate e, di conseguenza, è necessario un cambiamento anche nella normativa di riferimento.

Nel 2020 è partita così l’iniziativa di introdurre un passaporto per i dispositivi elettronici all’interno del piano Europeo Sustainable and Smart Mobility Strategy, con l’obiettivo di sostituire la ormai obsoleta direttiva del 2006 e garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dall’Agenda 2030. Finalmente approvata il 10 marzo 2022, diventerà operativa nei prossimi mesi a seguito della conclusione del trilogo: quel processo legislativo che prevede la negoziazione informale tra commissione, consiglio e parlamento Europeo.

Cosa prevende il nuovo passaporto per le batterie? Saperlo è importante per diventare consumatori più consapevoli di ciò che acquistiamo.

 

Mercato che evolve, normativa che cambia

Il mercato delle batterie, per chiare ragioni legate alla ricerca di soluzioni più sostenibili sta cambiando. E aggiungeremo: fortunatamente! Così, presto cambierà operativamente anche la normativa a riguardo. 

Cosa cambierà e cosa prevedrà il passaporto per batterie?

Il primo punto affrontato dalla Commissione Europea riguarda i requisiti obbligatori a cui dovranno sottostare tutte le tipologie di batteria (da quelle contenute nei nostri device a quelle utilizzate per le autovetture elettriche):

  • Restrizioni sull’uso di sostanze nocive per uomo e ambiente (ad es. litio, mercurio, cadmio);
  • Utilizzo di materiali riciclati;
  • Garanzia di efficienza e durabilità

La durata è un punto cruciale della situazione: batterie più durevoli ed efficienti nel tempo possono infatti aiutare a diminuire l’impatto ambientale causato dall’attività mineraria prevista per l’estrazione delle materie prime che le compongono. I danni causati dall’estrazione del cobalto e del litio, fra le tante componenti, sono noti: questi minerali, inoltre, sono in crescente diminuzione e, oltre a causare un notevole impatto ambientale, presto non basteranno più

Come dichiara Piotr Barczak, responsabile delle politiche per l’economica circolare dell’European Environmental Bureau: “La quantità di batterie che abbiamo oggi, anche se riciclate, non sono sufficienti per coprire la crescente domanda della mobilità elettrica”. 

Per sostenere la domanda, l’Europa ha necessità entro il 2030, di avere una quantità di litio 18 volte superiore a quella attuale: l’unico modo per sopperire questo bisogno è aumentare la qualità e la durabilità delle batterie che verranno prodotte in questi anni. 

Un altro focus affrontato riguarda lo smaltimento e il riciclo. La nuova normativa garantirà che i rifiuti RAEE verranno raccolti correttamente e non dispersi nell’ambiente. Questo per due motivi principali in ottica di economia circolare:

  • Evitare il rilascio di sostanze pericolose per l’ambiente;
  • Limitare lo spreco di materiali preziosi che possono essere riutilizzati (come oro, terre rare e materiali plastici)

Attualmente solo il 15% dei device (e quindi delle batterie in esse contenuti) vengono riciclati: se tutti riciclassero si potrebbe evitare lo 0.8 Kg di emissioni di gas a effetto serra all’anno, per un valore economico dei materiali ricavati di oltre 8 milioni. Un grande vantaggio non solo in termini ambientali, ma anche economici.

Ma non si tratta di una responsabilità esclusiva dei consumatori: la nuova normativa mira proprio a regolamentare i rapporti fra produttori che utilizzeranno le batterie, prima di immettere sul mercato le nuove tecnologie ecosostenibili.

 

Il passaporto per le batterie nella pratica

Per la corretta applicazione della nuova normativa, verrà anzitutto introdotto un sistema di scambio elettronico collettivo che servirà a registrare tutte le informazioni utili su modelli e provenienza. Il sistema di scambio sarà collegato tramite un QR code a dei passaporti digitali individuali di ogni singolo produttore. 

Non solo per i produttori ma anche per i consumatori: il QR code verrà applicato difatti direttamente sulla confezione del dispositivo immesso sul mercato. Questo per consentire a te – o me – acquirente, di valutare le scelte di acquisto in modo etico e sostenibile. I dati che sarà possibile vedere nel battery pass saranno:

  • Provenienza delle materie prime (esattamente come avviene nell’etichettatura dei generi alimentari);
  • Sostanze pericolose contenute;
  • Stima del ciclo vitale della batteria;
  • Informazioni sullo stato della batteria: rifiuto/non rifiuto/riutilizzata/responsabilità estesa del produttore;
  • Possibilità di riutilizzare/riciclare la batteria

È stato inoltre affrontata la questione della rimovibilità delle batterie dei dispositivi elettronici portatili.

La commissione EU, su richiesta di Eucobat (Associazione Europea dei sistemi nazionali di raccolta delle batterie), sta valutando la possibilità di imporre meccanismi di costruzione che permettano la rimozione della batteria dai dispositivi elettronici. Chi è nato negli anni ’90 o prima, lo ricorderà bene: le batterie dei PC e dei cellulari erano facilmente rimovibili, aprendo la scocca posteriore o “sbloccando” le sicure apposte sul retro del laptop.

La proposta non è nata come memoriale alla tecnologia di seconda generazione, tantomeno spinta da un’improvvisa nostalgia degli anni ’90: progettare i dispositivi in modo che la batteria sia rimovibile, senza necessariamente smontarli con attrezzi professionali, consentirebbe, alla fine del loro ciclo vita, uno smaltimento o riciclo maggiore e più sicuro della batteria ormai inutilizzabile. 

La proposta è ancora in via di sviluppo ma le basi ci sono: non si tratta solo di dispositivi per le telecomunicazioni ma soprattutto di attrezzature per una mobilità più sostenibile. La produzione di automobili, autobus, motorini elettrici sarà sempre più massiccia da qui in poi e, se la loro produzione e successivo smaltimento, dovesse causare una nuova crisi ambientale, sarebbe l’ennesimo fallimento. Questa volta, ancora più clamoroso. 

Insomma, l’applicazione del passaporto per le batterie porterebbe maggiore chiarezza, maggior risparmio e minore impatto ambientale. Non ci resta che aspettare l’effettiva applicazione della nuova normativa, e guardare i risultati.

 

Articolo di Marzia Diodati 

Fonti

fondazionesvilupposostenibile.org 

benchmarkminerals.com 

renewablematter.eu

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