Ogni giorno nel nostro pianeta vengono prodotte migliaia di tonnellate di rifiuti, spesso a causa dello stile di vita che conducono persone ed imprese, fondato purtroppo sugli sprechi.


Zero Waste: una piccola luce in fondo al tunnel

È da alcuni anni ormai che si sente parlare di Zero Waste, come strategia molto valida per poter far fronte alle problematiche ambientali che nel tempo sembrano aumentare sempre più.

Ma nello specifico, che cos’è lo Zero Waste?

Il termine proviene dall’inglese e significa “zero spreco” o “zero rifiuti” e sta diventando un vero e proprio stile di vita, oltre che un nuovo approccio più “green” per le imprese, che queste siano grandi o piccole.


La famosa filosofia dello Zero Waste

Come tante altre strategie, anche lo Zero Waste ha una filosofia tutta sua: vivere una vita     eco-sostenibile limitando quanto più possibile gli sprechi, riducendo quindi i rifiuti e dare nuova vita ad oggetti che a primo impatto sembrerebbero ormai inutili, trasformandole in materie prime seconde.

In particolare, questa filosofia mira a fare quanto meno affidamento ai sistemi di rifiuto già vigenti: questi continuano ad essere ancora troppo inquinanti e pericolosi per l’ambiente e non sempre permettono il riutilizzo di alcuni materiali facilmente riciclabili.


Gli obiettivi del movimento ZW

Questo movimento rivoluzionario ha sicuramente in chiaro i suoi obiettivi che si possono facilmente riassumere in tre punti:

  • Togliere del tutto l’incenerimento dei rifiuti, che è una delle principali cause, se non la prima, dell’inquinamento ambientale.
  • Promuovere un riutilizzo di prodotti già riciclati e sfavorire gli sprechi.
  • Produrre prodotti al 100% riciclabili e facilmente riutilizzabili.

Inoltre, molto famose sono le sue 5R, a cui un prodotto viene sottoposto, per assicurarsi che possa effettivamente considerarsi valido per questa filosofia:

  • Rifiutare: un prodotto non può assolutamente appartenere a quella categoria di prodotti destinati ad essere utilizzati una sola volta (monouso), o facilmente danneggiabili e quindi per nulla riutilizzabili.
  • Ridurre: sicuramente il prodotto in questione ha uno scopo ben preciso, senza ricadere nello spreco.
  • Riutilizzare: è il complementare del rifiutare; il prodotto in questione può essere riutilizzato più volte rispetto ad un semplice monouso.
  • Riciclare: quando il prodotto è stato utilizzato quante più volte possibili, lo si può finalmente riciclare.
  • Compostare: oltre al riciclo classico, alcuni materiali organici possono essere utilizzati come vero e proprio concime.

Gli sprechi tecnologici.

Nonostante si sia parlato di prodotti per la maggiore organici, lo Zero Waste sta provando ad abbracciare anche la tecnologia e l’elettronica.

Ciò che è tecnologico porta anch’esso inquinamento: sembrerà assurdo, ma circa il 5% di emissioni CO2 viene prodotta da attività digitali: la cosa grave è che questo dato rischia di triplicare entro il 2035.

Un esempio di attività digitale è l’invio e di conseguenza la ricezione di email: si stima che ogni 10 email inviate equivalgano ad un chilometro percorso in auto.

Anche i data center, in cui vengono immagazzinati ed elaborati i dati, consumano non poca energia e producono quantità di gas serra non indifferenti.

Un argomento a parte lo meritano i materiali con cui alcuni dispositivi vengono costruiti: non tutti questi elementi sono riciclabili e spesso, per reperirli ed elaborarli, le quantità di CO2 prodotte sono davvero rilevanti e per nulla trascurabili.


E le aziende?

Parecchie aziende, di cui parecchie multinazionali importanti e famose, si stanno mobilitando per poter ridurre gli sprechi al minimo, diminuendo l’utilizzo di risorse ostiche da reperire e poco riciclabili, favorendo invece materiali che possono durare molto più nel tempo e che possono essere facilmente riciclati e quindi re-impiegati.

Non a caso una politica del genere è stata adottata dal colosso Apple, a partire dai suoi devices, fino alle confezioni di nuova introduzione.

Molti altri marchi, invece, si stanno mobilitando per la costruzione di dispositivi che al termine del loro ciclo vitale possano essere facilmente riparati per poter permetterne un nuovo utilizzo.


Consigli utili per diminuire l’inquinamento digitale.

Sicuramente noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa per ridurre l’inquinamento digitale ed evitare che questo aumenti drasticamente.

Ecco qualche piccolo e semplice consiglio che potete seguire: 


  • Disattivate le funzioni Bluetooth, WiFi, GPS, Router quando non sono necessarie.
  • Archiviate solo ciò che è strettamente necessario (es. ICloud) e non qualsiasi cosa vi capiti a tiro: anche i servizi di archiviazione incidono sull’inquinamento digitale!
  • Tenete microfono e videocamera spenti durante un meeting su piattaforme virtuali e accendeteli solo se strettamente necessario.
  • Laddove è possibile, limitate l’invio di email; al tempo stesso tutti possiamo disiscriverci dalle newsletter con cui ogni giorno le varie aziende ci sommergono: tenete ben pulita la vostra casella di posta elettronica.

 

Articolo di Martina Migliaccio 

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