Si è concluso a Glasgow nello scorso novembre il 26° vertice annuale della Conferenza delle parti, meglio noto come COP26. Regno Unito in partenariato con l’Italia: obiettivi comuni e consapevolezza, ma ancora molte perplessità e difficoltà da superare.
La “Cop26 World Leaders Summit” è la Conferenza Annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che, da quasi tre decenni, riunisce i leaders di oltre 190 paesi del Mondo. Lo scopo è quello di sottoscrivere obiettivi comuni ai paesi per la salvaguardia del nostro pianeta. La Cop26 è di carattere particolarmente straordinario: il problema ambientale (con il conseguente climatico) è sempre più prepotente e necessita di una presa di coscienza urgente. Come ha dichiarato il principe di Galles Charles, ai leader mondiali a Roma in vista della conferenza a Glasgow, questa, “quite literally, it is the last chance saloon”.
L’ultima opportunità, quindi, per tenere sotto controllo le devastanti conseguenze dell’operato dell’uomo sulla natura: stiamo vivendo difatti nel pieno dell’era Antropocene, epoca geologica (seppur non ancora ufficializzata) caratterizzata dall’impatto delle attività dell’uomo sull’ecosistema terrestre. Attività capaci di modificare e incidere sui processi geologici. Le conseguenze di tali modifiche stanno però portando a dei cambiamenti senza precedenti e a un inarrestabile deterioramento dei suoli, dei cieli, dei ghiacciai, della fauna con l’esponenziale estinzione di specie animali, e chi più ne ha più ne metta (sic!).
Inutile sottolineare che queste conseguenze avranno -e stanno già avendo- ripercussioni anche sulla qualità di vita, o meglio, di salute dell’uomo stesso. Ma se la mano dell’uomo ha portato a questa situazione, allo stesso tempo può rimediare e cambiare il corso degli eventi.
C’è necessità, ora, di azioni concrete ed immediate da parte non solo dei vertici mondiali, ma di tutti i cittadini del mondo. Riprendendo le parole della dichiarazione del principe Charles: “we must now translate fine words into still finer actions”.
Trasformare belle parole in azioni concrete: gli obiettivi della Cop 26 in breve
L’arrivo a un compromesso, fra più di 190 stati partecipanti e firmatari del patto di Parigi, non è stato facile. Il premier Boris Johnson ha definito l’accordo della Cop26 storico: potrebbe essere il vero punto di svolta per realizzare qualcosa di concreto per la salvaguardia ambientale. La consapevolezza del problema è difatti sensibilmente aumentata e quasi tutti i paesi hanno accettato di buongrado le proposte presentate, accettando di presentare obiettivi, progetti e iniziative ambiziosi per far fronte all’emergenza ambientali. Sono quattro i focus che guardano agli imminenti 2030 e 2050:
- Mitigazione: azzeramento delle emissioni nette a livello globale entro il 2050 e limite dell’aumento delle temperature a 1,5 °C entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, viene chiesto ai paesi partecipanti di promuovere la transizione verso i veicoli elettrici e incoraggiare gli investimenti in fonti di energia rinnovabile. Sarà inoltre imprescindibile ridurre il drammatico processo di deforestazione. Per la prima volta nella storia della Conferenza delle Parti, viene inoltre riconosciuta l’importanza di una rapida riduzione dell’uso del carbone come fonte di energia, per affrontare in modo efficace il cambiamento climatico;
- Adattamento: il secondo macro-obiettivo, riguarda la salvaguardia delle comunità sottoposte a condizioni meteorologiche avverse, causate dal cambiamento climatico, e la tutela degli habitat naturali. Per raggiungerlo, è necessario uno sforzo anche tecnologico, attraverso il miglioramento di sistemi di allerta “precoce” e lo sviluppo di produzioni agricole più resilienti. È necessario inoltre, che gli Stati si impegnino a proteggere e ripristinare gli ecosistemi danneggiati a causa di tempeste, inondazioni e fenomeni metereologici e climatici;
- Finanza: ovviamente, non basta solo la buona volontà, ma è necessario un grande sforzo economico per realizzare i primi due obiettivi. Per far sì che l’obiettivo di Zero Omissioni nette venga raggiunto, è necessario che gli Stati sblocchino migliaia di miliardi di finanziamenti fra pubblico e privato entro il 2050. L’Accordo di Parigi, prevedeva la mobilitazione di cento miliardi di dollari da parte dei Paesi industrializzati entro il 2020: promessa, non ancora mantenuta da tutti gli Stati coinvolti;
- Collaborazione: è questo ultimo punto, l’obiettivo chiave di questa Cop26. La collaborazione è indispensabile per definire quale azione globale mettere in atto per mantener fede all’impegno dato. Per raggiungere l’obiettivo, verrà finalizzato il “Paris Rulebook”, in cui saranno contenute le regole, le norme e le scadenze per rendere pienamente operativo il negoziato, garantendo la trasparenza delle azioni intraprese.
Cop26 ma soprattutto Pre-Cop: Youth4Climate Driving Ambition a Milano
Facciamo un passo indietro. L’edizione dello scorso novembre, è stata caratterizzata da un partenariato Regno Unito-Italia. A rappresentare l’Italia, il presidente del consiglio Mario Draghi, intervenuto alla cerimonia di apertura con il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Fra i temi più ricorrenti: l’importanza dello sviluppo di nuove tecnologie, la necessità di affidarsi alle idee della nuova generazione di inventori e studiosi con un approccio improntato sull’energia.
“Si pensi alle batterie dopo il litio, non solo come tecnologia […] è un problema fondamentale andare oltre. Pensate alla circolarità, dove tutta la chimica di trasformazione del rifiuto, può dare origine a una serie di soluzioni che oltre riciclare e riusare sono favorevoli anche dal punto di vista energetico […]. Serve uno sforzo globale che debba anche pensare allo sviluppo di nuove tecnologie che consentiranno di andare più veloci.”
Guarda il video dell’intervento.
Queste, le parole del Ministro Cingolani, che racchiudono in pochi minuti di intervento, la posizione dell’Italia in questa corsa contro il tempo, per salvare il pianeta dal collasso. Nuove tecnologie che possano frenare questa corsa inarrestabile. “Uno sforzo globale” che non riguarda solo i vertici del governo, ma tutta la popolazione: chiunque può dare il suo contributo con scelte, nella vita quotidiana, più smart ed ecosostenibili.
In quest’ottica di propositività verso le future generazioni e di spazio alle nuove tecnologie, la vera sorpresa è stata la Pre-Cop, tenutasi a Milano nel settembre scorso. Durante questa, è stato ospitato infatti il Youth4Climate, un evento storico a cui hanno partecipato quasi 400 giovani, in rappresentanza dei 197 paesi che hanno aderito al UNFCCC. L’evento ha sollevato critiche ed è stato occasione per dar adito a spinosi dibattiti sulla questione (si pensi all’ormai divenuto iconico: “Bla Bla Bla” di Greta Thunberg durante l’intervento del primo giorno del Pre-Cop); mentre i partecipanti hanno accolto positivamente il progetto. Lo scopo dall’iniziativa è stato raccogliere idee, suggerimenti e proposte di giovani ambiziosi, da considerare nel piano di azione per raggiungere gli obiettivi prefissati dal Cop26. Il Younth4Climate si è svolto con la suddivisione dei circa 400 partecipanti in quattro gruppi di lavoro trattanti temi diversi. I risultati del lavoro, sono stati successivamente sintetizzati in un unico documento, articolato in quattro macro-categorie:
- Il coinvolgimento delle nuove generazioni nelle decisioni contro il cambiamento climatico;
- La transizione ecologica sostenibile entro il 2030 e incentivazione di posti di lavoro dignitosi; aiuti concreti ai paesi poveri, turismo responsabile;
- Missione Zero emissioni per gli attori privati e chiusura dei combustibili fossili entro il 2030;
- Presa di coscienza dei ministri dell’Istruzione e dell’Ambiente a favori un sistema educativo sul cambiamento climatico.
La crescente consapevolezza riguardo la crisi ambientale è palpabile ma gli scenari sono ancora grigi. Bisogna fare tutti un passo in più e trasformare, ora, le belle parole in azioni.
Articolo di Marzia Diodati
Fonti
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