Vietato respirare. La contaminazione dell’aria in Italia ha raggiunto ormai livelli fortemente critici: Il nuovo report di Legambiente “malaria di città” mostra chiaramente la cronicità e la gravità dell’emergenza ambientale e sanitaria dei 102 capoluoghi di provincia italiani: nessuna città (ad eccezione di Nuoro) è riuscita a rispettare tutti i parametri limite indicati dall’OMS. Servono interventi strutturali. 

 

Partiamo dal presupposto che non dovrebbe affatto esistere una situazione del genere e noi dovremmo dire basta a tutta questa pazzia. Seppur con qualche lieve miglioria rispetto agli anni precedenti, sembra che le classi dirigenti non si rendano conto che non ha senso proseguire sempre nella stessa direzione, che sarebbe un suicidio collettivo. Non si tratta di mero allarmismo o di critiche distruttive nei confronti del nostro paese dettate da un panico irrazionale. Semplicemente la qualità della vita dei nostri bambini, dei nostri anziani e di noi tutti, è oggettivamente allarmante. A sottolinearlo recentemente è stato il nuovo report di Legambiente “malaria di città”, dove tra le varie valutazioni è emerso uno scenario critico: l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha dichiarato che “l’esposizione al particolato fine causa circa 400mila morti premature all’anno nei 41 paesi europei, di cui circa 50mila solo in Italia”. 

 

La situazione nei 102 capoluoghi presi in esame

Le 50mila morti premature citate nel paragrafo precedente, sono correlate ai tre principali inquinanti presenti nei centri abitati, ovvero quella tipologia di inquinanti conosciuti comunemente sotto il nome di polveri sottili (PM10 e PM2.5) e gli ossidi di azoto. 

Il report di Legambiente “malaria di città” ha spiegato ed esaminato i dati del 2021 di 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 capoluoghi di provincia. Tali centraline son servite per rilevare la concentrazione dei principali inquinanti citati in precedenza, responsabili dell’insorgenza di effetti sanitari permanenti sul sistema respiratorio e cardiovascolare. I riscontri non sono stati dei migliori: in Lombardia e Piemonte le situazioni più critiche, ma in particolare sono 17 le città con i valori più alti di polveri sottili, superando i parametri proposti dall’OMS per più del doppio. 

Arrivano diverse proposte valide per arginare la situazione, ma fino a quando non esisterà un programma concreto da parte di chi ci governa, l’esperienza ci insegna che poco o niente potrà cambiare in positivo. Si auspica un miglioramento delle condizioni prese in esame e in particolare, potrebbero fattivamente dare una svolta due fattori presi in considerazione nel report di Legambiente: 

 

  • Uno riguarda la procedura di infrazione sulle polveri sottili registrate in Italia dal 2008 al 2018, dove si è avviata la sentenza di condanna nel novembre 2020 da parte della corte europea di giustizia nei confronti dello stato italiano (causa 644/18).
  • La pubblicazione nel novembre 2021 delle nuove linee guida dell’OMS.

 

Dunque l’indagine portata avanti da Legambiente sicuramente suscita grande preoccupazione, consci del fatto che una condizione del genere non è possibile migliorarla in breve tempo, specialmente se si pensa alla situazione geopolitica mondiale odierna, dove da una parte si incentivano acquisti per veicoli elettrici, ma dall’altra, si minacciano riaperture di impianti a carbone. 

Sicuramente, essendo ancora molto lontani dai parametri indicati dall’OMS e la buona qualità dell’aria dei nostri centri abitati ancora lontana, con un serio cambio di rotta da parte delle classi dirigenti e dei cittadini, una qualità migliore del nostro ambiente non è ancora impossibile da raggiungere.

 

Articolo di Michele Fiori 

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