Elettrificazione e tecnologia, pericolo litio-cobalto e nuova Direttiva europea: la batteria è il centro della transizione ecologica e digitale.
Si può dire che se già un dispositivo funziona tramite batteria, allora in un certo senso il dispositivo è la batteria. Logicamente: se il dispositivo si trova a cambiare, allora la batteria si trova a cambiare e viceversa; se la batteria non funziona, allora il dispositivo non funziona e viceversa; ecc. Non si preannuncia, già in questo modo, un’unione indissolubile?
Siamo onesti: quante volte abbiamo detto, giusto per fare qualche esempio, “ho il telefono scarico”, implicando la nostra consapevolezza che, senza batteria, il nostro smartphone non esiste? A questo punto, inconsapevoli della metonimia, cerchiamo con affanno il caricabatterie e la presa di corrente, e, mentre ci accingiamo a riportarlo in vita oppure a impedirgli di morire, ci chiediamo:
- Perché è già scarico?
- Che cosa ho fatto per scaricarlo?
- Come faccio a non scaricarlo?
Ma a queste domande si può rispondere, e con calma; tuttavia ce ne sono anche altre, se vogliamo più antiche, che sono, forse, più importanti o rivelatrici, e che concernono la batteria nella sua totalità:
- Che cosa è?
- Come funziona?
E soprattutto:
- Quanto può durare?
Se si pensa alla batteria come alla “batteria dello smartphone”, è probabile che il nostro interesse e la nostra attenzione aumentino a dismisura. Va bene: forse, se non siamo esperti o appassionati, non moriamo proprio dalla voglia di conoscerne struttura e funzionamento, ma possiamo dire lo stesso riguardo la sua durata, i suoi anni di vita? Si crede di no. Si pensa invece che ciò dovrebbe risvegliare interesse non solo in un membro della Commissione europea, ma anche in un consumatore (i quali, ad esempio, possono anche coincidere).
I nuovi smartphone sono più che mai le nuove batterie
Dalle previsioni meteo agli sconti su prodotti o servizi, passando per YouTube sino alla propria professione: il mondo si risolve ormai negli schermi. Quindi, vuoi per pigrizia, forma mentis o lavoro, il nostro smartphone non ci abbandona mai, e con esso la sua batteria. I due sono sempre con noi, giorno e notte e notte e giorno (sic!): in tasca o in borsa, penzoloni al collo, sul tavolo o sul comodino. Lo smartphone, senza dubbio, è il dispositivo che maggiormente utilizziamo.
E se aggiungiamo che ormai la scocca posteriore, ben saldata, non consente più al consumatore di rimuovere la batteria (per sostituirla oppure per mirarla), si può affermare che davvero – smartphone e batteria – sono ormai il vero tutt’uno e inseparabili. Ciò che s’era preannunciato viene quindi confermato.
Quindi, quando oggi si acquista ad esempio uno smartphone, si acquista un dispositivo con una batteria incorporata, ricaricabile ma non removibile. Le ragioni della quasi-totale scomparsa della batteria removibile si considerano, in primis, essere di natura tecnica:
- Nuove batterie (a litio-cobalto): a parità di massa e volume con le batterie tradizionali, garantiscono una maggiore densità di energia, quindi di essere tanto più sottili quanto più efficienti, come del resto i nostri smartphone;
- Design: le sue capacità possono essere sperimentate, migliorate e/o estese, così sostituita l’ingombrante batteria removibile e meno performante con la batteria fissa, sottile, più potente e che ruba meno e poco spazio;
- Salute e sicurezza: la batteria non removibile e la scocca saldata consentono una maggiore resistenza e una maggiore pulizia: polvere, acqua e cadute saranno sempre meno influenti e pericolose.
L'immediata conseguenza naturale è quella di poter pensare che tutto sia perfetto oramai, e che addirittura i produttori abbiano sollevato i consumatori da ogni attenzione o responsabilità. In realtà non è così: anzi è l’opposto.
Ma non si gridi al complotto, per favore; si pensi a una cosa però: se è appurato che la batteria sta assumendo sempre più il centro della scena, i nostri riguardi nei suoi confronti dovrebbero essere sempre maggiori. Ma come iniziare, in piccolo?
Capire la capacità e la durata della batteria
Le nuove batterie a litio-cobalto alimentano il nostro smartphone (così come il nostro pc, la nostra eBike, la nostra fotocamera o macchina elettrica: non ce ne siamo dimenticati). Ma anche queste nuove batterie, sebbene così potenti e straordinarie, hanno punti deboli e una durata di vita limitata, oltre la quale devono essere smaltite/riciclate.
Se i metalli litio e cobalto (al momento imprescindibili per la composizione delle nuove batterie) piovessero copiosi dal cielo senza esaurirsi e senza implicare danni ambientali, il discorso (con tanto di passaporto digitale) non si porrebbe nemmeno. Ma il discorso si pone eccome, e a sua volta s’impone.
Chiediamoci intanto, per iniziare, che cosa deve fare un consumatore. Egli deve prima comprendere le sue necessità e i suoi desideri e, nel frattempo, trovare fra loro un punto d’incontro. Solo dopo egli dovrebbe acquistare il prodotto, ad esempio, in grado di soddisfarli entrambi.
Se allora oggi stesso compriamo un nuovo smartphone, sapendo che lo useremo giorno e notte e notte giorno (sic!), prima di farci abbagliare dal design, almeno un poco per favore, diamo un’occhiata alle caratteristiche della batteria. Vediamo un attimo, prima di perdere il cervello, di ragionare sulle capacità, forza, potenza e durata della batteria. I valori che ci possono aiutare esistono, e sono tre:
- V: volt: indica il voltaggio ovvero la tensione di lavoro della batteria, cioè a quanti volt la batteria lavora per potersi ricaricare. Le batterie a litio-cobalto sono composte da celle e il voltaggio dipende dal loro numero;
- Ah (mAh): ampere per ora o milliampere per ora: indica la capacità della batteria ovvero quanta energia essa è in grado di erogare. Esempio: se la batteria ha una capacità di 1Ah, fornisce 1A per 1h (se la capacità è 2Ah, fornisce energia per ½ h; se 4Ah, per ¼ h, ecc.);
- Wh: wattora: indica l’energia complessiva della batteria; e moltiplicando i volt per i milliampere per ora, abbiamo il totale in wattora, ovvero per quante ore la batteria può durare senza essere ricaricata.
Quindi, V x Ah = Wh | Volt x Ampere = Potenza
Con questa operazione, il primo passo può dirsi fatto. Il secondo passo, potremmo invece dire, sarebbe quello di “comportarsi bene”.
La vita della batteria può essere allungata: dipende da noi
Come detto, la vita di una batteria dipende soprattutto da come noi la carichiamo e scarichiamo. I cicli di carica/scarica non sono infatti infiniti e, prima o poi, il nostro “smartphone-batteria” che così oculatamente abbiamo comprato oggi stesso, non sarà più in grado di offrirci la sua migliore performance.
Ciò per dire che non importa solo come e cosa acquistiamo, ma anche quanto e come consumiamo il prodotto che acquistiamo.
Ecco un’analogia: compriamo una bottiglia d’olio, di cui si contano 100 cucchiai. Vediamo che 1 cucchiaio è sufficiente a condire il nostro piatto. Noi però versiamo 2 cucchiai. Morale? Per 100 piatti, usiamo due bottiglie quando invece ne basterebbe solo una. Si tratta insomma di uno spreco.
Poniamo che la durata media di una batteria sia di 2 anni. Se aumentiamo inutilmente il numero dei suoi cicli di carica/scarica, possiamo arrivare a dimezzarne le aspettative di vita. Facendo il contrario, possiamo raddoppiarle: un’aspettativa di 2 anni può, anche tramite piccoli-grandi accorgimenti, trasformarsi in una garanzia di 4 anni.
Ma non ci spaventiamo: non dobbiamo fare proprio tutto da soli. Al di là di come si comporteranno le aziende produttrici dei nostri device da cui ormai dipendiamo – e che quindi dobbiamo utilizzare –, altre aziende come Witty producono dispositivi green e intelligenti che rispettano – e ci possono aiutare a rispettare –, l’ambiente in cui viviamo.
Per concludere, comunque, si dice che, alla base dell’ecologia, non si trovano solo tecnica e scienza ma anche buon senso. Se ad esempio sappiamo che il litio invecchia e s’infiamma naturalmente, quando andiamo in piscina ricordiamo una cosa: non lasciamo il nostro smartphone a prendere il sole con noi, ma lasciamolo nell’ombra. Si crede fermamente che il modo migliore per garantire una vita più lunga alla nostra batteria non sia quello di soffocarla o di farla saltare in aria.
Articolo di Bruno Lusardi
Fonti
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