Le FER (fonti di energia rinnovabili) sono al centro del dibattito sulla transizione ecologica in corso. Anche l’Italia si sta muovendo in questa direzione, ma siamo ancora lontani da una completa transizione a fonti di energia più sostenibili.

Lo sappiamo: dipendiamo dall’utilizzo dell’energia, non se ne può fare a meno nelle nostre vite. Eppure, sappiamo anche che le energie “tradizionali” sono ormai al collasso, lasciando un’eredità poco gradita al pianeta.

I combustibili fossili (principalmente petrolio, carbone, gas) infatti, oltre ad essere destinati ad esaurirsi – sono fonti di energia non rinnovabili – rappresentano la principale causa dell’inquinamento atmosferico: effetto serra, piogge acide, perdita della biodiversità… potremmo andare avanti ancora a lungo.

E, se poco vi importa della biodiversità (sic!), tali conseguenze le stanno scontando anche le future generazioni: secondo il report Toxic Air: the price of fossil fuels del 2020, di Greenpeace Southeast Asia e CREA, si stima che le morti premature causate dall’inquinamento da combustibili fossili, ammontino a circa 4,5 milioni ogni anno. Solo in Italia, si stimano circa 56 mila morti premature.

L’aumento dell’inquinamento dell’aria ha inoltre aumentato l’incidenza di malattie respiratorie croniche e acute, causando milioni di visite mediche e miliardi di assenze dal lavoro ogni anno. Insomma, come scritto nel report: “It also damages our economies and the environment”. 

 

Da qui, l’esigenza di trovare fonti di energia rinnovabili, più pulite e più ecosostenibili. E il pianeta ce ne fornisce di molteplici, quasi a volerci dimostrare quanto sia potente la natura. Le FER sono estrapolabili sia dall’aria che dalla terra:

  • Energia eolica: si tratta di un tipo di energia cinetica prodotta dal movimento dell’aria;
  • Energia solare: emessa dal sole, sotto forma di radiazioni;
  • Energia idroelettrica o idraulica: si ottiene grazie alla forza cinetica e meccanica delle masse d’acqua, movimentate dalla forza di gravità;
  • Energia geotermica: deriva dal calore interno alla sfera terrestre;  
  • Energia delle biomasse: viene prodotta grazie alla combustione di materiali organico-vegetali, il calore prodotto viene quindi convertito in elettricità;
  • Energia oceanica o pelagica: attraverso tecnologie fluidodinamiche, l’energia viene prodotta sfruttando la forza meccanica del moto marino. 

 

Per sfruttare queste fonti è necessario investire in nuove tecnologie per sostituire le precedenti. Fare, appunto, una vera è propria transizione (ecologica). 

L’Italia si è già messa in moto, anche se, il lavoro da fare, è ancora tanto.

A che punto è l’Italia con le energie rinnovabili

Nel quadro italiano, le azioni intraprese non si muovono solo a livello nazionale: la direttiva 2009/28/CE (recepita in Italia con il Decreto Legislativo n. 28 del 03/03/2011) assegna all’Italia – e a tutti gli stati membri UE – due obiettivi vincolanti in quanto a utilizzo e diffusione delle FER: 

  • Obiettivo complessivo o overall target: raggiungimento – entro il 2020 – di una copertura di FER pari almeno al 17%;
  • Obiettivo settoriale trasporti: raggiungimento di una quota dei consumi lordi complessivi di FER pari almeno al 10% per tutti gli Stati UE.

A questi vincoli, si aggiungono gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 e quelli della più recente Cop26

Secondo i dati elaborati da Eurostat e pubblicati lo scorso febbraio, l’Italia ha rispettato i due obiettivi prefissati. Per quanto riguarda l’overall target, è stata raggiunta una copertura di fonti di energia rinnovabili pari al 20,4% (a fronte dei 17 previsti dall’obiettivo europeo); mentre, riguardo il secondo, raggiunge il 10,7% di consumi complessivi nel settore trasporti.

Tra il 2019 e il 2020 si è assistito ad una diminuzione progressiva dei consumi finali di FER di circa il 10%, a causa della situazione di emergenza epidemiologica: ciononostante, l’Italia si è guadagnata comunque il 3° posto, fra tutti i Paesi membri UE, in termini di contributo ai consumi di energia proveniente da fonti rinnovabili, e il 12° per quanto riguarda i Paesi con il maggior impiego di energia proveniente da fonti rinnovabili. 

Secondo il Rapporto statistico “Energia da fonti rinnovabili in Italia”, il nostro paese sta già sfruttando, dal 2005, una grande varietà di fonti di energia alternativa:

  • L’energia idroelettrica è la principale fonte utilizzata, è costituisce ben il 41% della produzione totale di FER;
  • L’energia solare è presente nel 21%; 
  • L’energia eolica costituisce il 17%;
  • Seguono le energie da biomassa (17%) e quella da fonti geotermiche (5%). 

Rispetto agli altri paesi, è quindi preponderante l’utilizzo di risorse idrauliche e fotovoltaiche.

Insomma, anche se il traguardo di un approvvigionamento energetico sostenibile al 100% entro il 2030 è ancora lontano, i risultati raggiunti sono incoraggianti. 

 

Le prospettive e le speranze del Bel Paese

Anche se qualcosa si è mosso, la domanda sorge spontanea: perché in Italia, paese potenzialmente ricco di una variabilità di fonti di energia rinnovabili, si è ancora così – relativamente – indietro? 

L’Italia è circondata dal mare (energia idroelettrica), dispone di diverse catene montuose (energia eolica) e la collocazione geografica consente una discreta durata delle ore di luce (energia solare). Se queste risorse venissero realmente sfruttate al pieno delle loro potenzialità, il nostro Bel Paese sarebbe già da anni un esempio in termini di sviluppo ecosostenibile.

Le cause sono molte, ma la principale è indubbiamente la contorta burocrazia italiana. Infatti, solo per le autorizzazioni preliminari ad approvare l’impianto di uno strumento per le FER (come un parco eolico o fotovoltaico), sono necessari ben 11 passaggi: i tempi per valutare le autorizzazioni e avviare i lavori possono arrivare fino a 6/7 anni. Sempre che il Ministero della Cultura o le Regioni non blocchino il progetto. 

E così si arriva ad una seconda causa. Difatti, sia il Ministero della Cultura che le Regioni (nel caso in cui il progetto non fosse di gradimento ai cittadini) possono bloccare la procedura di autorizzazione. Il perché? Fra i motivi principali c’è la questione della paesaggistica.

L'installazione, ad esempio, di pale eoliche, è infatti mal tollerata dalle comunità locali poiché deturperebbero il paesaggio.

Nonostante la crescente consapevolezza del problema ambientale e la disponibilità di fonti economiche per la transizione ecologica, i cittadini italiani sono ciechi se si parla di conseguenze dovute ai combustibili fossili ma diventano occhi di falco quando si tratta dell'installazione di impianti che gli consentirebbero di vivere una vita più sana ed ecologica.

Come dice la giornalista Milena Gabanelli: “Tutti vogliono un mondo più ecologico, ma non davanti casa”. 

Con il decreto Semplificazioni del 2021 le procedure dovrebbero snellirsi dai 6/7 anni a 260 giorni, ma le Regioni o il MiC potrebbero comunque vietare le installazioni in alcune aree. È ancora presto per valutare se il decreto sarà o meno efficace: si spera che, nel frattempo, i cittadini capiscano che è meglio avere una pala eolica su vista mare piuttosto di un pianeta degradato. 

Articolo di Marzia Diodati 

 

Fonti

greenpeace.org

gse.it (1)

gse.it (2)

corriere.it

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